Come impostare la dieta flessibile e il ruolo dei macros

Di Emiliano Caputo

Conosciuta negli anni grazie ai guru d’oltreoceano con diversi nomi, come Flexible Dieting, The Macro Diet, IIFYM, ecc., per dieta flessibile si intende un approccio dietetico che consente di mangiare “quasi” liberamente, purché siano rispettati i quantitativi di macronutrienti previsti dal proprio piano nutrizionale.

Non ci sono regole rigide e veloci, ma ci sono alcuni avvertimenti e linee guida generali da seguire.

Questo significa mangiare un bel dolce o una pizza farcita più volte a settimana senza crearsi troppi problemi; che bello, vero?

Come sempre la verità, sta nel mezzo; l’aderenza al piano nutrizionale è fondamentale per raggiungere l’obiettivo prefissato senza perdersi per strada (molte persone falliscono nelle diete a causa della loro mancanza di capacità di aderire e sostenerle), ma per garantire ciò, è fondamentale che ci sia, durante il percorso, sostenibilità, e qui, un approccio flessibile diventa determinante, non solo nella scelta degli alimenti ma anche nella gestione del timing nutrizionale, del numero di pasti giornalieri e del “cheat meal”, le ideologie sociali, culturali, religiose.

Quindi se da una parte è bene evitare di introdurre nella dieta, sempre riso pollo e broccoli (per alcuni questo sarà l’approccio più sostenibile e quindi non bisognerà incorrere in forzature più flessibili, almeno inizialmente), d’altro canto è vivamente sconsigliato un approccio troppo free, concedendosi di tutto “tanto rientra nei macros” (è importante che le persone non utilizzino i concetti di dieta flessibile come scusa per interrompere la loro dieta troppo spesso).

Quest’ultimo aspetto, da non sottovalutare per i possibili problemi causati al nostro caro microbiota intestinale, soprattutto per coloro che adottano una dieta ricca di cibi industriali, grassi saturi, grassi trans, zuccheri, sodio ecc.,  ritrovandosi nelle ore/giorni successivi con problemi gastrointestinali, come malesseri digestivi, flatulenza, diarrea e dolori vari che si possono irradiare in sede extra intestinale (Ricordo l’importante connessione tra l’intestino ed altri organi anche distanti da esso) come problemi di umore, emicranie e dolori muscolari, tra quelli più comuni.

Inoltre si potrebbero innescare, in alcuni soggetti “più sensibili”, fenomeni di binge eating (i pasti cheat diventano vere e proprie abbuffate che si trasformano in giornate intere / weekend di sgarro), cambi di umore, sensi di colpa che portano nei giorni successivi ad aumentare eccessivamente l’attività fisica e diminuire drasticamente le kcal, rendendo più difficile la gestione dei macronutrienti.

L’approccio alla dieta flessibile, che ha permesso me e tantissimi miei atleti negli anni, di raggiungere la top condition (evitando la monotona dieta “bro” seguita dai bodybuilders di ogni era) e di mantenere un'ottimale salute psicofisica, consiste sì, nello stabilire in primis le kcal e le percentuali dei macronutrienti necessari per raggiungere un determinato obiettivo estetico e/o prestativo, ma soprattutto nel selezionare attentamente il cibo, preferendo quello ricco di sostanze nutritive a dispetto del “junk food”, che invece potrà, salvo problemi di intolleranze e/o patologie specifiche, essere introdotto saltuariamente con serenità senza nessun problema.