Arianna Castiglioni: la nuotatrice racconta Tokyo 2020 e i suoi obiettivi

Ha solo 24 anni, ma alle spalle ha già una lunga carriera ricca di soddisfazioni e anche di qualche delusione. Le sconfitte però sono per lei uno stimolo a far sempre meglio, nello sport come nella vita: “Spesso e volentieri in una carriera agonistica ricordi più le sconfitte delle vittorie. Dopo un insuccesso cerchi di non ripetere mai lo stesso errore. È così anche nella vita di tutti i giorni”. A parlare è Arianna Castiglioni, una delle punte di diamante della Nazionale Italiana di Nuoto nella specialità della rana.

Nativa di Busto Arsizio, l’atleta lombarda delle Fiamme Gialle ha trovato nell’acqua il suo elemento naturale, togliendosi negli anni diverse soddisfazioni: cinque bronzi agli Europei (uno a Berlino 2014, tre a Glasgow 2018 e uno a Budapest 2021), tre argenti  (uno a Budapest 2021 e due agli Europei di vasca corta a Glasgow 2019), oltre che due ori e un bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona 2018 e un’altra pioggia di medaglie ai campionati italiani.
Nonostante la giovane età, Arianna può dire di aver già partecipato a due Olimpiadi: la prima a Rio 2016 appena 19enne, mentre la seconda quest’anno a Tokyo, dove ha gareggiato nella staffetta 4x100 femminile mista.
Due Giochi molto diversi fra loro, con l’ultimo inevitabilmente segnato dall’ombra del Covid-19, a cui proprio la nuotatrice azzurra è risultata positiva due settimane e mezzo prima delle qualifiche olimpiche. Solo la tenacia tipica degli sportivi le ha permesso di guarire in fretta e di gettarsi subito in piscina riuscendo a fare, a soli 5 giorni dal suo ritorno in acqua, un tempo addirittura al di sotto del precedente record italiano.

 

Ricordi la tua prima volta in piscina? Quando hai deciso che la rana sarebbe stata la tua disciplina?

Ho iniziato a nuotare che avevo appena 3-4 anni e, da quel momento, non ho più smesso. La rana è una disciplina che ho scelto successivamente, quando sono entrata nella categoria assoluta. Ho provato questo stile e, vedendo che i risultati erano ottimi, ho deciso di continuare con lui.

Ci parli della tua giornata tipo nei periodi di allenamento? Che alimentazione segui e che tipo di integratori utilizzi?

In totale svolgo nove allenamenti a settimana in acqua più altri tre in palestra, esercitandomi ogni volta per circa due ore e mezza. Per quanto riguarda l’alimentazione non ho una tabella precisa, però la colazione dev’essere sempre ricca: mangio uno yogurt con cerali o un toast con prosciutto e formaggio. A pranzo come primo ci sono sempre i carboidrati: è infatti fondamentale avere energia per uno sportivo, soprattutto in vista dell’allenamento pomeridiano. Come secondo invece qualcosa di semplice, come ad esempio del tacchino affettato. La sera non mangio quasi mai il primo e mi destreggio sempre fra carne e pesce. Assumo anche degli integratori: sali minerali, proteine e barrette, queste ultime magari nel post-allenamento in palestra in vista di quello successivo in piscina.

 

Vi sono delle differenze nel tipo di allenamento fra una ranista e una nuotatrice che svolge altri stili?

In generale possiamo dire che un ranista deve concentrarsi più sui tricipiti che sui bicipiti. Ma la differenza più che dallo stile è data dalla distanza da percorrere. Un velocista infatti, rispetto ad una mezzofondista, deve lavorare sempre di più sulla potenza. I mezzofondisti fanno meno palestra e più esercizi a corpo libero rispetto ai velocisti, perché le caratteristiche della discipline sono differenti: noi abbiamo bisogno di maggior esplosività”

Quali valori ti ha trasmesso il nuoto?

“Sicuramente con il nuoto ho iniziato a pormi degli obiettivi da raggiungere nel modo migliore possibile: questa mentalità si trasmette poi nella vita di tutti i giorni. A livello umano forse le sconfitte sono la cosa più importante: gli insuccessi ti portano a pensare a cosa hai sbagliato e a non ripetere più l’errore precedente”.

Quali gare ricordi con più piacere?

“Una delle gare che ricordo con maggior affetto è stata la prima che feci con la Nazionale assoluta all’Europeo di Berlino 2014. Ero una matricola di 17 anni e mi sentivo “un pesce fuor d’acqua”: c’è infatti una differenza abissale fra la Nazionale assoluta e quella giovanile, sia a livello di atteggiamento che di tensione pre-gara. È stata un’esperienza estremamente formativa perché è stando con i grandi che diventi grande. Ormai sono passati 7 anni da allora, ma è una rassegna che ricordo con molto piacere anche perché, in quell’occasione, vinsi la medaglia di bronzo nella rana.”

 

Qualche mese fa, a due settimane e mezzo dalle qualifiche olimpiche, hai avuto il Covid. Ci puoi parlare di quei giorni? Che sensazioni hai provato?

“Fisicamente ho avuto un po’ di febbre ma  ho avuto la fortuna di prendere il Covid in maniera leggera. Mi sentivo un po’ fiacca i primi giorni ma, per fortuna, mi sono ripresa facilmente. Dal punto di vista morale non è stato però affatto facile: era un periodo in cui andavo molto forte in allenamento e sapevo che agli assoluti potevo giocarmi la qualifica per la gara individuale. Non potevo allenarmi: due settimane fuori dalla piscina per un nuotatore sono tantissime perché, a differenza di un atleta “di terra”, 15 giorni lontano dall’acqua fanno perdere tanta sensibilità. Mi stavo già dando per sconfitta: anche se il tampone fosse risultato negativo, sarebbero mancati solo 5 giorni alle competizioni e gareggiare mi sembrava qualcosa di impossibile. Poi, una volta guarita, ho pensato: “ciò che viene, viene” e ho deciso di partecipare ugualmente. La gara è andata molto bene: ho fatto il mio miglior tempo, superando anche il precedente record italiano. Purtroppo non sono riuscita a qualificarmi per la gara individuale: altre due ragazze si erano già qualificate prima e il regolamento dice che alle Olimpiadi possono andare solo due atleti per gara.”

 

Hai disputato ben due Olimpiadi, una a Rio 2016 e l’altra a Tokyo quest’anno. Due Olimpiadi molto differenti, sia sul piano generale che individuale. Come hai vissuto queste due esperienze ai Giochi?

“Sono state due Olimpiadi molto diverse fra loro. A Rio era per me più un’esperienza: sono andata lì senza aspettarmi nulla e volevo godermi solo quello che mi stava accadendo. A Tokyo avrei voluto fare la gara individuale: vedendo i tempi delle avversarie e i miei dopo le qualificazioni, mi sono resa conto che mi sarei potuta giocare la finale e forse anche qualcosa di più. Così non è stato e dunque ho potuto gareggiare solo nella staffetta. Posso dire di essere soddisfatta al 50%, non tanto per come ho nuotato ma per l’amarezza di non esser riuscita a qualificarmi per la gara individuale.”

 

Che atmosfera si respirava al villaggio olimpico?

“C’erano un bel po’ di restrizioni: non si poteva uscire dal villaggio, in mensa vi era il plexiglass nei tavoli per separarci, dovevamo mantenere sempre la mascherina. Ovviamente il clima olimpico che ho respirato a Rio in Giappone non c’è stato. Forse la cosa più triste sono stati gli spalti vuoti in piscina: questo ha fatto tanto la differenza.”

 

Nella staffetta mista ti è capitato spesso di gareggiare assieme a Federica Pellegrini. Quanto è stato importante per voi più giovani avere un’atleta di questo calibro al vostro fianco?

“Gareggiare assieme ad una nuotatrice come Federica Pellegrini è stato uno stimolo in più. Averla al nostro fianco ci tranquillizzava tanto. È davvero un peccato che smetta ma purtroppo, prima o poi, la carriera agonistica deve finire per tutti.”

 

Chi è Arianna Castiglioni fuori dalla piscina?

“Mi piace tanto la musica, il cinema e leggere. Non guardo tanto gli altri sport: a volte il calcio con la mia famiglia oppure il basket, lo sport che faceva mio fratello.”

 

Obiettivi per il futuro?

“Quest’anno avremo Europei e Mondiali sia in vasca lunga che corta e mi sono già qualificata agli Europei in vasca corta. Il  mio obiettivo è quello di farlo anche nelle altre tre competizioni, cercando di migliorarmi sempre di più”.