Canottaggio, Vincenzo Abbagnale: l’Olimpiade di Tokyo e i progetti per il futuro

Vincenzo Abbagnale porta un cognome che nel mondo del canottaggio, ma più in generale in quello dello sport italiano, rievoca dolci ricordi olimpici e iridati. Per lui, figlio di Giuseppe e nipote di Carmine Abbagnale, entrare in questo mondo è stato qualcosa di quasi naturale anche se, come ammette lui stesso, da piccolo ha provato tanti sport “ma tutti con scarsi risultati”. Alla fine il richiamo dello “sport di famiglia” ha avuto la meglio ed oggi un altro Abbagnale porta i colori azzurri in giro per il mondo. L’eredità è sicuramente pesante, ma Vincenzo non si è fatto certo mancare le medaglie nella sua ancor giovane carriera: classe ’93, nativo di Scafati, l’atleta della Marina Militare ha vinto l’oro nel “due con” ai Mondiali del 2013 di Chungju, altri due titoli iridati nel “quattro con” e nel “quattro senza” ai Mondiali Under 23 di Linz e Varese del 2013 e del 2014, mentre altri tre bronzi ai Mondiali Juniores sono arrivati tra il 2009 e il 2011, due volte con “l’otto” e una volta con il “quattro con”. Alle Olimpiadi di Tokyo è arrivato anche il suo rocambolesco esordio ai Giochi: arrivato come riserva ai Giochi, Abbagnale ha saputo di dover sostituire un compagno per via del Covid qualche ora prima della gara. Nonostante il buonissimo tempo, lui e il compagno Giovanni Abagnale  non sono riusciti a qualificarsi alla finale. In ogni caso un palmarès di assoluto rilievo quello di Vincenzo che, fra una remata e l’altra, si dedica anche ai libri, studiando marketing alla LUISS.

Per te l’avvicinamento a questo sport è stato qualcosa di quasi naturale: ricordi le prime volte che sei salito in barca?

“Ho iniziato all’età di 11 anni. Mi sono ritrovato a frequentare i circoli di canottaggio di Castellamare con mio padre. A quel punto, vedendo anche gli altri ragazzi remare e divertirsi, ho chiesto io stesso di poter provare. E da lì è partita la mia carriera”.

Vieni da una famiglia decisamente importante nel mondo del canottaggio. Per alcuni essere “figli d’arte” è stato un peso, per altri uno stimolo. Tu come hai vissuto quest’eredità nelle varie fasi della tua carriera?

“Quando ero piccolo ho sofferto il peso del mio cognome. Capitava di fare gare, anche di scarsa importanza, dove avevo tutti i riflettori addosso. Ero “il figlio di” che stava iniziando e c’era molta pressione su di me. Poi con il tempo ho imparato a conviverci, raggiungendo la consapevolezza che comunque, qualunque cosa facessi, era dovuta alle mie forze”.

Com’è la tua giornata tipo nei periodi d’allenamento?

“Quando inizia la stagione, facciamo 3 settimane di ritiro al mese. Ci alleniamo due volte al giorno dal lunedì al sabato, mentre la domenica solo la mattina. Se il tempo lo permette, la mattina facciamo la sessione più pesante in barca, percorrendo diversi km in acqua. In alternativa, in caso di brutto tempo, stiamo in palestra, simulando la sessione d’allenamento al remoergometro. Al pomeriggio facciamo solitamente pesistica in palestra, spesso abbinandola alla corsa o facendo semplicemente altri tipi di esercizi. Per quanto mi riguarda, la sera la occupo fra i libri, dato che studio marketing alla LUISS”.

Ci puoi parlare della tua alimentazione? Quali cibi assumi per essere sempre in forma e che tipologie di integratori utilizzi?

“Noi canottieri abbiamo la fortuna di poter mangiare praticamente di tutto. Basti pensare al fatto che mediamente il nostro consumo calorico varia da una base di 5000 alle 7000 calorie giornaliere: dunque a tavola abbiamo bisogno di mangiare tanto per recuperare le energie. La nostra è un’alimentazione varia e completa: necessitiamo di tanti carboidrati, proteine e aminoacidi in ogni parte della giornata, dalla mattina alla sera, passando per il post-allenamento mattutino, il pranzo, il pre-allenamento pomeridiano e prima di andare a letto. Per questo motivo l’integrazione è fondamentale: infatti non è possibile assumere tutti i nutrienti di cui necessitiamo dagli alimenti. Perciò prendo alcuni integratori con proteine, aminoacidi e carboidrati, altri invece con una quota sia proteica che glicemica, altri ancora invece sono dei veri e propri spuntini (tipo snack), utili perché sani e con pochissimi grassi”.

Quale vittoria ricordi con più piacere?

“La vittoria più bella è stata sicuramente quella ai Mondiali di Corea nel 2013, quando abbiamo vinto la medaglia d’oro nel “due con”. In realtà vi sono tante gare che ricordo con orgoglio anche se non abbiamo vinto: una di questa è stata ai Mondiali del 2015 in Francia dove, con “l’otto”, arrivammo in finale ottenendo dei tempi che non raggiungevamo da tantissimo tempo”.

Parliamo di Tokyo. È stata un’Olimpiade un po’ strana, senza pubblico e con l’ombra del Covid che aleggiava sui Giochi. Tu in particolare ti sei ritrovato a dover gareggiare all’improvviso per via della positività di un compagno.

“Il Covid ha condizionato la nostra Olimpiade sin da subito. A due settimane dalle qualificazioni per Tokyo dell’imbarcazione da otto, tre dei nostri sono risultati positivi al Covid: sono stati sostituiti con altri ragazzi che non avevano mai remato con noi e, alla fine, non siamo riusciti a qualificarci. Io sono riuscito comunque ad andare a Tokyo come riserva ma, sempre per via del Covid che ha colpito un nostro compagno, mi sono trovato all’improvviso a dover gareggiare nel “due senza”. Se da un lato ero dispiaciuto per lui, dall’altro ero felice di poter esordire. Nonostante tutto abbiamo fatto un’ottima gara e poter essere alle Olimpiadi per me è stata una grandissima emozione”.

In generale che esperienza è stata? Che atmosfera si respirava al villaggio olimpico? Avevate un po’ di paura?

“C’era un po’ di allarmismo: si parlava di blocchi delle gare, proteste e così via.  Noi siamo però rimasti abbastanza sereni all’interno del villaggio olimpico. Con le dovute attenzioni e nel rispetto di tutti i protocolli imposti, ci siamo goduti l’esperienza. L’unico grande peccato è stato non poter visitare il Giappone: in una terra così lontana e particolare sarebbe stato bello poter fare un po’ i turisti”.

Come vi siete allenati durante il lockdown del 2020?

“La scorsa stagione è stata la più particolare della mia carriera. Il piano di preparazione all’Olimpiade era lo stesso che poi abbiamo eseguito quest’anno quando, all’improvviso, è stato tutto bloccato. Dopo un periodo d’incertezza e con la notizia del rinvio dei Giochi al 2021, sono state prese una serie di precauzioni. Grazie alla Federazione Canottaggio e la Marina Militare, abbiamo ricevuto l’attrezzatura necessaria per poter continuare l’allenamento da casa a secco, sopperendo così alla situazione d’emergenza.“

Sulla tua pagina Facebook scrivi “C’è solo un tipo di successo: fare della propria vita ciò che si desidera”. Sportivamente puoi dire di aver fatto tutto ciò che desideravi?

“No, non posso dirlo. Un atleta non sarebbe tale se non avesse delle ambizioni. Nella mia carriera mi sono tolto delle soddisfazioni, ma cerco di raggiungere risultati sempre migliori”.

Quando sono le tue prossime gare?

“Fino a metà ottobre seguiremo un blando programma di ripresa. Poi riprenderemo con la preparazione vera e propria che ci porterà alle gare di marzo/aprile 2022”.