Diabete mellito: attività fisica per abbassare la glicemia

Di Daniele Cuozzo

Il diabete mellito è definito come un gruppo di disordini metabolici a diversa eziologia, caratterizzati da iperglicemia cronica, associata ad alterazioni del metabolismo glucidico, lipidico e proteico, secondaria a difetti della secrezione insulinica, dell’azione insulinica o di entrambi i fattori. Per fare diagnosi si fa riferimento alle caratteristiche del metabolismo degli zuccheri, per cui si definisce il diabete mellito quando:

  • la glicemia a digiuno è superiore a 126 mg/dl;
  • glicemia in condizioni di carico di glucosio (2h post-pasto) è superiore a 200 mg/dl.

Esiste una fase intermedia in cui il paziente non è ancora diabetico, ma è affetto da una alterata tolleranza al glucosio, che fa sì che l’individuo venga definito come prediabete. Il diabete rappresenta una vera e propria epidemia, infatti ha assunto un’incidenza sempre più alta e rappresenta un problema a livello mondiale.

 

Classificazione del diabete

La classificazione del diabete è particolarmente complessa.

  1. DIABETE MELLITO DI TIPO 1 (DM1) è una forma rara con il 5-10% dei casi di diabete: È causato da distruzione β-cellulare, su base autoimmune o idiopatica, ed è caratterizzato da una carenza insulinica assoluta e compare generalmente in giovane età (bambini/adolescenti).
    Esiste una variante del diabete 1, nota come LADA, (Latent Autoimmune Diabetes in Adult) ha decorso lento e compare nell’adulto ed è di difficile diagnosi in quanto il paziente è adulto per cui ha valori di glicemia più elevati ed ha bisogno di trattamento insulinico in quanto ha un problema di distruzione B-pancreatico.
  2. DIABETE MELLITO DI TIPO 2 (DM2) è la forma più frequente, rappresenta infatti circa il 90-95% di tutti i diabetici: esordio in fase adulta causato da un deficit parziale della secrezione insulinica che generalmente progredisce nel tempo ma non porta mai ad una carenza assoluta dell’ormone. Si instaura spesso su una condizione più o meno severa di insulino-resistenza su base multifattoriale. Il diabete di tipo 2 (DT2) è pertanto caratterizzato, dal punto di vista fisiopatologico, da due difetti concomitanti:
  • difetto di azione dell’insulina
  • difetto di secrezione dell’insulina.
    Ma è il difetto di secrezione che determina la transizione da normale ad alterata tolleranza al glucosio fino allo sviluppo del diabete.
  1. DIABETE GESTAZIONALE: una forma particolare di diabete che si può sviluppare in gravidanza per fattori di rischio. In particolare, si verifica un aumento degli ormoni che rendono più difficile l’azione dell’insulina.

Sono diverse le condizioni che determinano un aumento dell’insulino-resistenza, legate soprattutto allo stile di vita: obesità, sedentarietà, età, fattori genetici. Alla genetica influisce molto la funzione β-cellulare che è alterata anche per casi di glucotossicità e lipotossicità. Entrambi questi fattori (insulino-resistenza e la funzione β-cellulare) portano ad un aumento dei valori glicemici che la cui risposta insulinica inadeguata determina il diabete di tipo 2 (si ha euglicemia per una risposta insulinica adeguata).

 

Diabete e sport

Nel 1926 Lawrence, medico inglese e diabetico, ha dimostrato che una iniezione di 10 unita di insulina produce un abbassamento glicemico maggiore e più rapido, se seguito da un esercizio fisico, piuttosto che se si resta a riposo. Per il sinergismo d'azione del lavoro muscolare e dell'insulina, l'esercizio fisico viene considerato un "pilastro" della terapia del diabete. L’attività motoria, pertanto, risulta essere un fattore di prevenzione determinante nella patologia diabetica. L’OMS, infatti, raccomanda:

 - Per bambini e adolescenti 60 minuti al giorno di attività di intensità da moderata a vigorosa

- Per gli adulti (dai 18 anni): 150 minuti a settimana di attività di intensità moderata.

Si parla, dunque, di triade del diabete: alimentazione, esercizi e farmaci.

Quali sono i benefici dell’esercizio fisico?

L’esercizio fisico rappresenta un sensibilizzante all’insulina che è, fondamentalmente, il migliore sul mercato, come costi e come efficacia. Non esiste, di fatto, un farmaco che sia in grado di riprodurre gli effetti benefici dell’esercizio sulla sensibilità insulinica.

I benefici sono vasti e numerosi, non si riflettono sulla funzione di un singolo organo ma vanno a migliorare la qualità della vita globale del paziente diabetico, come sostiene anche questo approfondimento.

L’esercizio fisico:

- ↑ migliora il CONTROLLO PONDERALE, con riduzione del grasso viscerale

 - ↑ aumenta la SENSIBILITÀ ALL'INSULINA (nelle prime fasi la risposta all’insulina può essere esagerata soprattutto nei diabetici di tipo 2 obesi) migliorando la sensibilità dei tessuti periferici all’insulina circolante (il pancreas è a riposo)

 - ↑ migliora il CONTROLLO GLICEMICO aumentando la captazione del glucosio dal muscolo

 - ↓ RIDUCE il rischio di COMPLICANZE prevenendo il rischio cardiovascolare

 

Qual è la tipologia di attività fisica corretta?

Considerando, ad esempio, il diabete di tipo II:

ESERCIZIO AEROBICO NEL DMT2

L’esercizio fisico induce effetti acuti sul metabolismo glucidico che sono simili a quelli dell’insulina, pur essendo mediati da processi in buona parte distinti da quelli di quest’ormone. Questo ha l’importante implicazione che l’attività fisica stimola efficacemente l’utilizzo del glucosio anche in persone sotto questo profilo insulino-resistente. Il training aerobico induce rapidamente un incremento della capacità di ossidazione dei substrati, sotteso da fenomeni di diverso tipo che comprendono in particolare una modifica nel fenotipo delle fibre muscolari verso quelle di tipo 1, un incremento della massa mitocondriale e un aumento della capillarizzazione muscolare. Questo tipo di training ha scarsi effetti sulla massa muscolare.

 

Esercizio anaerobico nel DMT2
 Il training di forza ha invece un effetto tangibile in termini di ipertrofia muscolare, sotteso da un incremento nel numero delle miofibre. Alla base dell’effetto di ipertrofia di questa tipologia di training vi è un incremento della sintesi proteica muscolare. Il meccanismo molecolare ritenuto chiave in questo fenomeno è l’attivazione di mTOR, una serin-treonin chinasi che partecipa alla regolazione di numerosi processi cellulari, sia dipendenti sia indipendenti dall’azione insulinica. Questa molecola integra segnali diversi, che comprendono stimoli ormonali e disponibilità di nutrienti. Fra questi vi è l’azione importante dell’IGF-1, la cui espressione viene incrementata dalla stimolazione meccanica che questa tipologia di esercizio provoca e che attiva la via fosfatidilinositolo-3 chinasi.

 

Esercizio combinato: HIIT in soggetti con DMT2 Pubblicazioni recenti forniscono supporto per l'utilizzo dell'HIIT per ottenere miglioramenti nel controllo glicemico, nel controllo dell'emoglobina glicata e nella funzione cardiorespiratoria nei pazienti con T2D. Sia le attività aerobiche che quelle anaerobiche sono raccomandate per la maggior parte delle persone affette da diabete e le linee guida ora inseriscono anche l'allenamento a intervalli ad alta intensità come modalità di allenamento con benefici consolidato per le persone con prediabete o diabete di tipo 2. In alcuni studi, l'allenamento a intervalli ad alta intensità ha dimostrato di essere più efficace dell'allenamento aerobico continuo nel miglioramento della forma fisica cardiovascolare e di vari parametri relativi al metabolismo del glucosio, tra cui la sensibilità all'insulina e il controllo glicemico.

Nel diabete di tipo 1, le risposte glicemiche all'esercizio sono influenzate dal luogo di somministrazione dell'insulina, dalla quantità di insulina in circolo, dalla concentrazione di glucosio nel sangue prima dell'esercizio, dalla composizione dell'ultimo pasto o spuntino, nonché dall'intensità e dalla durata dell'attività.

 

Quali rischi corrono i pazienti diabetici durante l’esercizio?

In presenza di un paziente diabetico che vuole svolgere attività fisica bisogna sempre considerare i potenziali effetti avversi dell’esercizio, che risultano maggiori nel paziente diabetico rispetto al soggetto sano. I principali esiti negativi riguardano fattori cardiovascolari, microvascolari, muscolo scheletrici e traumatici.

Le conseguenze metaboliche riguardano l’ipoglicemia, con possibilità di snack zuccherati durante l’esercizio fisico. Al fine di prevenire l’ipoglicemia è meglio ripetere assunzioni di snack contenenti glucosio ogni 40 minuti piuttosto che mangiare una quantità più abbondante di zuccheri prima dell’esercizio. Lo snack abbondante prima dell’esercizio, infatti, può determinare un incremento più acuto di glicemia seguito da una caduta dei valori glicemici.

 

In conclusione i pazienti diabetici andrebbero sensibilizzati nei confronti dell’attività fisica, in quanto è impensabile curare questa patologia solo ed esclusivamente con i farmaci.

Inoltre promuovere l’esercizio fisico è utile per la funzione che assume nella prevenzione di tantissime patologie.